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Viviamo su un crinale tra due vertigini: libertà e società. Il teatro è l’arte di rimanere in equilibrio.

Il Teatro dell’Elce è un nucleo di creazione teatrale fondato da Marco Di Costanzo nel 2006 insieme a Stefano Parigi e Andrea Pistolesi e cresciuto successivamente grazie alla collaborazione di numerosi artisti. L’elce è il primo albero su cui sale, ancora ragazzo, il barone rampante di Italo Calvino: da quel momento non scenderà più a terra e passerà sugli alberi l’intera vita.

Ci interessano gli aspetti più organici dell’arte del teatro, quelli legati al corpo, alla voce, all’energia dell’attore. Consideriamo il teatro arte dell’azione e della relazione. Come artisti di teatro ci dedichiamo a creare esperienze, siano esse spettacoli, sessioni pedagogiche o progetti legati a particolari contesti geografici o sociali.

Siamo nati sotto la stella della scuola russa del ramo Stanislavskij – Vachtangov – M. Cechov e siamo cresciuti con influenze della scuola francese di teatro corporeo. Amiamo la pedagogia teatrale, le tecniche espressive, gli sconfinamenti in altre discipline, amiamo soprattutto i processi creativi che culminano nel contatto con il pubblico.

Crediamo che il teatro sia legato fortemente alla sua origine arcaica, guardiamo con riverenza agli insegnamenti dei classici e allo stesso tempo sentiamo la necessità di intercettare e indagare i nodi tragici, sociali e spirituali che oggi tengono stretti noi e il nostro pubblico.

Cronologia sintetica

La nostra attività principale è la produzione di spettacoli, sia destinati a spazi teatrali che creati per luoghi specifici o attivando collaborazioni con realtà e artisti esterni nell’ambito di progetti di ricerca metodologica.

Per il teatro abbiamo prodotto: Uomini da poco (2022) di H. P. Blad, Little boy (2019), carteggio tra il filosofo Günther Anders e Claude Eatherly, il pilota di Hiroshima, Il nemico (2015) dall’album illustrato di D. Calì e Serge Bloch, Farruscad e Cherestanì (2013) ispirato a La donna serpente di Carlo Gozzi, Barbieri (2011), creazione collettiva basata su interviste, Fatma (2010) di M. Benguettaf, Amadú, il saggio del deserto (2008) di Marco Di Costanzo, Cinquanta! Epopea di un faticoso entusiasmo (2008) scrittura scenica non verbale di Marco Di Costanzo sulla base di interviste e delle improvvisazioni degli attori, Ercole e le stalle di Augia (2006) di F. Dürrenmatt.

Le principali produzioni per spazi non teatrali sono: William Shakespeare’s half time job, lettura performativa dei tarocchi ispirata all’immaginario di Shakespeare, per una persona ogni quindici minuti, Lighthouse, ciclo continuo di produzione di reading sulla cultura civile – che ad oggi comprende i titoli Lavoro a senso indeterminato da “Bullshit jobs” di D. Graeber, Il piacere da “La nascita del piacere” di C. Gilligan, Cara Signora da “Lettera a una professoressa” di Don L. Milani, Processo all’Occidente da “Processo dell’Islam alla civiltà occidentale” di G. Piovene, Lettera a Eichmann da “Noi figli di Eichmann” di G. Anders, Noi ritorneremo! da “La liberazione di Firenze” di C. Francovich, Under Fire da “L’arte fiorentina sotto tiro” di F. Hartt -, le performance site specific in ambito museale Il sogno di Rodolfo Siviero, di Marco Di Costanzo dai diari di Rodolfo Siviero, realizzato per il Museo Casa Siviero e Angelo Maria Bandini, di Marco Di Costanzo per il Museo Bandini, e la creazione collettiva Il salone di Z*** (2010), performance sensoriale per due spettatori ispirata alle atmosfere dei barbieri da uomo.

Nell’ambito di progetti legati alla ricerca metodologica o alla formazione, abbiamo realizzato Il cappotto (2021) e Appunti di un pazzo (2016), entrambi di N. V. Gogol’, coprodotti con Cantiere Obraz e affidati alla regia esterna di Alessio Bergamo, e Alla ricerca di un mondo morbido di e con Monica Santoro e Eva Miškovičová.

In parallelo con l’attività di produzione, ci dedichiamo a progetti che abbiano lo scopo di promuovere l’arte del teatro attraverso la formazione o la diffusione su aree geografiche specifiche. Ad oggi sono in corso Teatro nelle città, progetto di produzione e diffusione di eventi teatrali in contesti non usuali, e una serie di progetti di formazione. Per quanto riguarda il passato, ci teniamo a mettere in evidenza Fronteras (2012), un progetto di produzione-formazione realizzato nel quartiere Comuna 7 di Barrancabermeja (Colombia) in collaborazione con il Centro Cultural HorizontePer una polis teatrale (2012-2020), un insieme di attività destinate alla città di Fiesole, e lo stage Le jeu masqué (2010), diretto da Duccio Bellugi Vannuccini del Théâtre du Soleil.

Il Teatro dell’Elce è riconosciuto e finanziato dalla Regione Toscana, dalla Fondazione CR Firenze e dal Comune di Firenze per l’attività di produzione e ricerca. Le produzioni del Teatro dell’Elce sono state distribuite sul territorio nazionale e la compagnia è stata rappresentante dell’Italia al Festival International du Théâtre d’Alger 2010 (Algeria) e al Festival Internacional de Teatro por la Paz 2011 e 2012 a Barrancabermeja (Colombia).